Sul reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina

APPROFONDIMENTO TECNICO E DIBATTITO
SUL REATO DI FAVOREGGIAMENTO
DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA
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La tragica morte di carcere a 82 anni del nostro compagno di viaggio Egidio Tiraborrelli ci spinge alla realizzazione di un incontro pubblico per un approfondimento e una analisi critica del reato (e soprattutto delle relative, pesantissime, pene) per il quale è stato condannato e portato in carcere a una età così avanzata.

Molte di noi hanno conosciuto bene Egidio, una persona generosa, un vero cittadino del mondo, migrante in argentina all’età di 16 anni per poi continuare a spostarsi ovunque per motivi di lavoro.
Egidio capiva bene le esigenze di chi si sposta in cerca di fortuna in giro per il globo e solo un senso di generosità e non certo l’interesse economico può semmai averlo spinto a cercare di favorire l’ingresso in Italia di una donna marocchina proveniente dalla Grecia.
Lo stesso slancio altruistico e la stessa empatia, spesso unita a una profonda repulsione per le frontiere nazionali, spinge migliaia di persone nel mondo ad aiutare i migranti in modo completamente disinteressato, spesso per salvarli dalla morte o per toglierli da situazioni di estrema difficoltà o anche solo per aiutarli a realizzare un sogno, consapevoli che le migrazioni sono il frutto di guerre, depredazioni e stravolgimenti sociali ed economici imposti storicamente dai rapporti coloniali e rinnovati con forme più subdole ma altrettanto pesanti dai rapporti di sottomissione neocoloniale attuali.
Questa umanità solidale rischia di venire colpita, per lo meno in Italia, dalle dure conseguenze dell’attribuzione del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina che è addirittura classificato come reato ostativo, cioè non prevede ad esempio l’accesso a misure alternative alla detenzione in carcere. Su questi atti di solidarietà viene caricato il peso della strumentalizzazione politica ed elettoralistica dei fenomeni migratori con tutte le distorsioni che ne conseguono. Riteniamo che sia necessaria una riflessione politica, oltre che tecnica e giuridica, sul tema e ci sembra doveroso farlo anche con persone che vivono a diretto contatto con la frontiera, che non credono nella frontiera e che ne percepiscono quotidianamente le drammatiche contraddizioni.

dalle 16.00
approfondimento tecnico con Annamaria Rivera (antropologa) e Francesca Cancellaro (avvocata penalista); a seguire dibattito con alcuni antirazzisti e antirazziste che non credono alle frontiere provenienti da vari contesti di lotta

// bar aperto e cena solidale //


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sulle relatrici:
– Annamaria Rivera, già lungamente docente presso l’Università di Bari, è antropologa, saggista, scrittrice e attivista. Ha lungamente collaborato con i quotidiani “Liberazione” e “il manifesto” e tuttora collabora con “MicroMega”, nonché con riviste scientifiche quale “La critica sociologica”. In collaborazione con il COSPE, ha redatto studi su discriminazione, violenza razzista e antisemitismo in Italia, richiesti dall’EUMC (Europea Monitoring Centre on Racism and Xenophobia). Collabora, inoltre, ai libri bianchi “Cronache di ordinario razzismo”, promossi dall’associazione Lunaria. Nel corso del tempo si è occupata di temi svariati. Da quasi un trentennio privilegia lo studio e la ricerca intorno alle strutture, dispositivi e pratiche dell’etnocentrismo, xenofobia, razzismo e dei nessi fra quest’ultimo, il sessismo e lo specismo, ma senza trascurare altri temi, tra i quali l’analisi della transizione tunisina, il fenomeno delle auto-immolazioni di protesta, il rapporto tra umani e non-umani.
– Francesca Cancellaro è avvocata penalista presso lo studio legale Gamberini Ass. Prof. e Assegnista di ricerca Post-doc all’Università della Tuscia di Viterbo, con un progetto intitolato: “La tutela dei diritti fondamentali dei migranti nell’ambito della crisi migratoria Italiana ed Europea”. Nel 2015 ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca in Diritto penale presso l’Università di Bologna sotto la guida del Prof. Massimo Pavarini e ha svolto attività di ricerca presso il Max-Planck-Institut di Friburgo e la City Law School di Londra. È docente del Master “Pratiche giuridiche e sociali nell’accoglienza dei migranti” dell’Università di Bologna, membro dell’Osservatorio Antigone per il monitoraggio delle condizioni detentive in Emilia-Romagna ed Esperta del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale (area migrazione).